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NUOVE LENTI PER GUARDARE LA REALTA’

“La soluzione di un problema dipende dal modo in cui si vede il problema stesso. La differenza fra i modi di vedere il problema sembra banale ma è determinante ai fini della risoluzione, ed è interessante notare come tale risoluzione può essere diversa a seconda delle premesse” (Watzlawick, 1980).

A partire da queste parole presenti nel “Linguaggio del cambiamento”, è possibile delineare il significato di ristrutturazione.

Il termine ristrutturazione è molto usato in psicoterapia anche in approcci differenti con il comune intento di definire un cambiamento percettivo nella visione del mondo della persona. Infatti, l’obiettivo principale della ristrutturazione è provocare un cambiamento nella percezione della persona, nel suo modo di vedere le cose.

Per Nardone (1991), ristrutturare, in Psicoterapia Breve Strategica, significa ricodificare le immagini e percezioni del paziente in diverse maniere come se egli diventasse per un momento un’altra persona e poi un’altra, e un’altra ancora.

La ristrutturazione può essere considerata la strategia di comunicazione principe della psicoterapia breve strategica. Alla base di questa tecnica vi è il presupposto costruttivista secondo il quale non esiste un’unica realtà vera, ma tante realtà diverse che variano a seconda del punto di vista dell’osservatore.

In altre parole, non esiste una realtà oggettiva ma al contrario ogni realtà viene percepita in maniera soggettiva e in quanto tale è diversa e unica da persona a persona. Secondo l’approccio costruttivista (Watzlawick, 1980), infatti, non esistono realtà oggettive ma, al contrario, si ha a che fare con immagini della realtà filtrate attraverso la soggettiva interpretazione. Queste realtà vengono anche dette realtà di secondo ordine (Watzlawick, 1980; Nardone, Balbi, 2008).

In linea con questo filone di pensiero, si possono distinguere due livelli di realtà. (Watzlawick 1976, pp129-130)

La realtà di primo ordine che riguarda gli oggetti nelle loro caratteristiche “sensoriali”. Usiamo questo termine ogni volta che intendiamo quegli aspetti della realtà accessibili al consenso percettuale e soprattutto alla convalida sperimentale, ripetibile e verificabile. Quindi la realtà di primo ordine esiste indipendentemente da me.

La realtà di secondo ordine riguarda invece le opinioni che gli esseri umani hanno sugli oggetti reali.

Già nell’antica Grecia, Epitteto sottolineava con un aforisma che “Non le cose stesse ci turbano, bensì le opinioni che noi abbiamo delle cose”.

Watzlawick ne “il Linguaggio del Cambiamento” (1980) per darci un’immagine analogica di questo concetto descrive la vecchia battuta sulla differenza tra un ottimista e un pessimista nella visione di una bottiglia riempita per metà di vino. Secondo l’ottimista la bottiglia sarà definita come mezza piena mentre il pessimista dirà che è mezza vuota. Stessa bottiglia, stessa quantità di vino ma due visioni del mondo opposte da cui nascono “due realtà diverse”.

Ristrutturare significa cambiare lo sfondo o la visione concettuale e/o emozionale in relazione a cui è esperita una situazione, ponendola entro un’altra cornice che ben si adatta, se non meglio, ai fatti della situazione stessa, cambiandone completamente il significato. (Watzlawick et al., 1974).

Ecco che attraverso la ristrutturazione si ricodifica le immagini e le percezioni della realtà di secondo ordine del paziente in tante maniere diverse, guidandolo a cambiare il punto di vista attraverso cui osservare la realtà, vissuta come problematica, e facendogli provare sensazioni e percezioni diverse rispetto a quella realtà. La ristrutturazione non cambia i fatti concreti, ma il significato che il soggetto attribuisce a quei fatti.

La ristrutturazione non cambia il significato di quello che il paziente riferisce, ma cambia le cornici di quanto riferito, con il risultato che cambiando la cornice si cambia, indirettamente, anche il significato stesso dell’evento.

Ecco che, senza negare le idee del paziente, lo si conduce a percepire tale evento in maniera differente e gli si propongono nuove possibilità di reazione a esso.

Nella pratica, infatti, la tecnica della ristrutturazione sfrutta il potere della comunicazione come veicolo tecnico per il cambiamento terapeutico.

“Non bisogna far violenza alla natura ma persuaderla”, attraverso questo aforisma Epicuro sottolinea come per creare un cambiamento nel paziente è necessaria una comunicazione persuasoria, che porti l’altro “soavemente a sé” piuttosto che tentare di convincerlo o manipolarlo.

Così come viene descritto da Nardone ne “la Nobile arte della persuasione” (2015), la ristrutturazione, appartiene a una delle tecniche persuasorie definite “performative”.

Per linguaggio performativo, intendiamo il tipo di comunicazione che evoca o induce sensazioni andando al di là del loro valore semantico. È un linguaggio che fa sentire oltre che capire, diversamente dal linguaggio indicativo che, al contrario, risulta esplicativo e informativo.

La ristrutturazione in quanto tecnica performativa deve essere strutturata come una vera e propria induzione ipnotica, suggestionando profondamente il paziente.

Può essere eseguita in vari modi: si può usare la proposta di dubbi ipotetici, si può usare la ristrutturazione paradossale della situazione, si può ricorrere a manovre che sorprendano il paziente e gli facciano vivere un’”esperienza emozionale correttiva” in seduta, si possono usare storielle e metafore, oppure si possono semplicemente proporre una serie di alternativi punti di vista del problema portato dalla persona. La scelta delle diverse tecniche, si diversifica a seconda dello stile comunicativo e mentale della persona che abbiamo davanti.

In altri termini sulla scia di un aforisma di Blaise Pascal “le stesse parole in sequenza diversa daranno risultati diversi”.

Quando riusciamo in seduta a effettuare una buona ristrutturazione creiamo, un cambiamento a effetto scoperta in quanto guidiamo la persona a vedere le cose da una prospettiva fino ad ora mai vista. (Nardone, Milanese, 2018). A tale scoperta, tuttavia, è necessario che seguano azioni concrete per l’acquisizione di un nuovo apprendimento in quanto come dice Aristotele “noi siamo quello che facciamo ripetutamente”.

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